Luciano Bianciardi è sempre stato un autore che dava fastidio a molti, un bastian contrario, un polemico di razza che non si faceva intimidire da nulla e da nessuno. Nella vita, a causa di questo suo caratteraccio, ha avuto diverse grane un po’ con tutti ma lui, strenuamente, ha sempre rivendicato la propria libertà di avere un’opinione e di dirla chiaramente. Fulcro di tutta la sua attività di intellettuale fu la personale interpretazione di rivoluzione: avvicinare a ogni costo la cultura a tutti, comprese le masse più povere. Per riuscire nel suo intento non esitava a ricorrere agli espedienti più pittoreschi (come, per esempio, il “bibliobus”) e non si lasciava scoraggiare dai fallimenti e dalle sconfitte che, nella sua vita, furono molti e molto dolorosi. Ebbe sfortuna sia in provincia (Grosseto), che a Milano a riprova del fatto che il suo messaggio era incompatibile con il clima culturale diffuso degli anni ‘50. Il suo più grande successo commerciale, La vita agra, fu anche il suo più amaro fallimento intellettuale. Il libro, progettato da Bianciardi per aggredire violentemente la società italiana del boom economico, venne accolto molto bene dalla critica e dai lettori, divenne subito un best seller e i suoi momenti più forti (uno su tutti il tentativo fallito da parte del protagonista anarchico di far esplodere il palazzo della Montecatini a Milano). Ma cosa c’era di tanto innovativo in quel romanzo e nella filosofia di Bianciardi? Sicuramente il rifiuto fermo di un consumismo senza anima. Poi la rabbia e il disgusto verso una società che, in nome della ricchezza e del benessere economico, dimenticava tutti quelli che non ce la facevano. Bianciardi ne aveva dette di grosse e contro personaggi di primissimo piano: leggendari furono le sue critiche all’editore Einaudi (romanzate ne L’integrazione) per il quale aveva lavorato come traduttore (sue le traduzioni di Tropico del cancro e Tropico del capricorno di Miller). Morì avvelenato dall’alcol al quale ricorreva sempre più spesso sballottato com’era tra un guaio, una delusione e un problema. Ironia della sorte, il Bianciardi intellettuale del popolo viene “celebrato” in un volume dal prezzo poco popolare (69 euro) intitolato Antimeridiano dell’editore Isbn (in qualche modo – che ci sfugge – in polemica con la collana dei Meridiani Mondadori). Si tratta di una selezione sommaria degli scritti di Bianciardi che, per coerenza con lo spirito di questo autore, non meriterebbe di essere nemmeno presa in considerazione. A nostro avviso sono invece molto più interessanti – e in linea col pensiero di Bianciardi – gli ottimi Bianciardini (pubblicati, con una formula innovativa e interessante, a un centesimo) da Stampa Alternativa.
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