Su questo argomento d’inchiostro se ne è versato già parecchio. Ma è stata una notizia flash, di quelle di una settimana, di quelle legate ad una battuta di un momento e poi dimenticate. Perché nel Bel Paese non sembra proprio il caso di analizzare i problemi, è più opportuno chiosare esternazioni occasionali.
Arriviamo dunque al soggetto di questo intervento: che l’Italia è popolata da Bamboccioni. Lo scriviamo così, con la lettera maiuscola: quasi fosse un cognome di cui fregiarsi.
Ebbene, dato che Medeaonline è pensata, scritta e redatta prevalentemente da bamboccioni, tanto vale parlarne, dire la nostra e, tanto che ci siamo, chiudere a nostro modo la faccenda. Dunque, riassumiamo, per chi non lo sapesse. Il nostro ministro dell’economia ha evidenziato che in Italia i giovani (categoria incerta) restano a casa anche fino ai 35 anni e più. È quindi il caso, ha sottolineato, di aiutarli a uscire dal dolce nido parentale, per formarsi la loro casetta e la loro dimensione. In famiglia, in coppia o, nel peggiore dei casi, da soli. Ora, evidenziando il problema, il ministro ha proposto delle soluzioni (si chiamano agevolazioni fiscali) e, spiegandone il metodo, ha sortito il terribile epiteto: questi nostri cari, simpatici, tenerissimi “bamboccioni”.
Non l’avesse mai fatto. Per una settimana (forse due, ma davvero potete constatarlo anche voi, non un giorno di più), l’intellighenzia del Bel Paese si è scandalizzata di fronte a questa esternazione austroungarica del nostro ministro. Questi sono più o meno gli aggettivi usati per fregiare il nostro ministro: austroungarico, asburgico, austriaco. Insomma uno che ha la colpa d’essere triestino e di chiedere un poco di rigore alla gioventù italica. Ora, quello che l’intellighenzia critica in effetti non è il problema, che esiste e di cui faremo una breve digressione tra poco, ma questo tono offensivo e poco rispettoso nei confronti di una generazione, la nostra, che è bambocciona perché non può fare altrimenti.
Ora se analizziamo il problema, vediamo che esiste ed è grave. Recentemente, sul sito di Beppe Grillo è comparso un intervento chiarificatore su questo punto. Se anche volessimo, noi bamboccioni la casa non ce la possiamo comprare. E gli affitti sono come rate di un mutuo, quindi anche affittare è un problema. Non esiste alcuna effettiva politica per alloggiare i giovani, per mandarli finalmente fuori casa, per renderli autonomi. Se non quella, ricorrente, del regalo paterno: «vai, dai…la casa te la compro io». E qui il governo c’entra poco. Tra l’altro, questa affezione paterna è un altro segno dell’inversione della storia: la nostra, quella dei bamboccioni, è la prima generazione che ha uno stipendio nettamente inferiore a quello dei genitori. Possiamo riassumerla come la generazione 1000 euro (spesso neanche): quella di cui, su Medeaonline, si era già abbondantemente parlato con lo speciale sul precariato e a cui vi rimandiamo se vi interessa l’argomento.
Il problema, apparentemente, è sempre quello, ed esiste: è il precariato. Ma non solo. Quando non c’è precariato, gli stipendi sono comunque molto molto bassi. Quindi, riassumendo, il problema si riduce ad un denominatore comune: abbiamo pochi soldi da spendere rispetto al costo della vita. Molto semplice. Possiamo dare la colpa a molte cose: alle imprese, ai sindacati, a questa stessa sinistra al potere che negli anni novanta ha portato avanti battaglie in favore della flessibilità (che allora era di moda, nessuno parlava di precariato).
Insomma le cause sono tante, complesse: ma il problema rimane. Diamo atto al ministro di averlo sollevato. Se poi la cura per guarirla non è efficace, diamo atto a chi se ne è accorto che è giusto farlo presente al governo del Bel Paese. Ma per favore, ora che è stato individuato il problema, cerchiamo di risolverlo davvero. Tutti insieme, politici e società civile. Non parlando per una settimana dell’esternazione del ministro, ma cercando una maniera per aiutare questi bamboccioni. Che fino a prova contraria sono l’Italia di oggi, non di domani. Stiamo parlando di trentenni, non di quindicenni! Cerchiamo di modificare un po’ il sistema di governo di questo paese: basta con l’indignazione fine a se stessa! Ci vogliono politiche di ampio respiro, programmazioni reali a lungo termine per modificare il sistema produttivo e lo stile di vita di un paese che altrimenti continuerà a dormire (se sta dormendo). Per questo si chiede alla classe politica di agire con intelligenza e reattività, e alla società civile di vigilare ed informarsi (punto importante). Per analizzare i problemi. E trovare un modo per risolverli. Semplicemente.
Chiudiamo con un poco di solidarietà per il ministro asburgico. Personalmente credo che non abbia tutti i torti. Che noi siamo un po’ bamboccioni non è completamente falso. Ci sono due esempi che parlano su tutto, a mio parere. Primo: i nostri nonni, che non nuotavano nell’oro, hanno cominciato a camminare con le loro gambe in giovane età, facendo quei famosi “sacrifici” che oggi sembrano tanto ridicoli quanto i fioretti in quaresima. Invece, a noi bamboccioni piace andare spesso al cinema o girare con la macchinona del papà. Questo è vero e inconfutabile: lo vedo ogni volta che esco il fine settimana. E se tra i bamboccioni miei coetanei illuminati e sottopagati, cui non piace fare la vita dandy, questo andirivieni in mercedes e smart fa sorridere e spesso innervosire, c’è tutto un mondo a fianco di altri bamboccioni cui invece questo stile di vita garba, e garba parecchio. Potremmo scrivere colonne e colonne di articoli su questi argomenti, su questi miti, su questi modelli: potremmo parlare di night club, ad esempio, dove un drink costa 20 euro e dove la maggior parte dell’introito viene da bamboccioni ventenni o trentenni che non vantano certo un posto in un consiglio di amministrazione. Davvero forse questo ministro asburgico un poco ci aveva anche ragione. E, così, per dare un secondo esempio: c’è stata un’intera generazione, venuta ben prima della flessibilità/precarietà, che, malgrado avesse stipendi normali per la sua epoca, prima dei 35 anni (almeno di un matrimonio) di casa proprio non ci usciva (e in certi casi non ci è ancora uscita).
Quindi, tanto per chiudere, l’uscita del ministro non aveva tutti i difetti del caso. Mostra un disagio reale, e una cattiva abitudine reale. Ora, è chiaro che per fare uscire il Bel Paese da questa forma di torpore (se davvero dorme) è forse il caso di tornare ai fioretti. Anche quando non è quaresima. Perché i nostri nonni hanno fatto il miracolo economico così. E perché il paese dei balocchi è fatto solo per Pinocchio, Lucignolo e per i Bamboccioni.