L’anno scolastico è iniziato quest’anno con decine di incognite. Il governo presieduto da Silvio Berlusconi ha deciso di riformare la scuola e l’università e per farlo sembrerebbe si debba passare attraverso tagli alle spese e riduzione del personale: una ricetta che, almeno in apparenza, non sembra intenzionata a rafforzare la ricerca e l’istruzione. Ecco le misure presentate ieri dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca italiano Mariastella Gelmini ai sindacati.
In tre anni sono previsti tagli di 87 341 insegnanti e 44 500 posti di personale ATA (Amministrativo, Tecnico, Ausiliario). Verrà inoltre aumentato il rapporto alunni/classe: nel 2009-10 sarà pari a 0,20 e scenderà nei prossimi anni allo 0,10. Questo causerà un esubero del personale che andrà ad abbattersi sui soggetti con contratto a tempo determinato, supplenti e precari. In breve: licenziamenti e mobilità.
Per la scuola primaria rimarranno attive le sezioni “primavera” ed è previsto il tempo pieno (attualmente diffuso solamente in poche regioni italiane, soprattutto al nord). Confermato anche il maestro unico, che dovrò gestire le classi per 24 ore settimanali.
Tabella sopra (cliccare per ingrandire): I tagli alla scuola per i prossimi tre anni
Nella scuola secondaria di primo grado l’orario scenderà dalle attuali 32 a 29 ore settimanali, mentre licei classici, linguistici, scientifici e delle scienze sarà di 30 ore. I licei artistici, musicali e coreutici ne avranno invece 32.
Diminuzione anche del numero degli istituti scolastici, che per rimanere autonomi e non venire accorpati dovranno avere tra 500 e i 900 alunni (con alcune deroghe per le aree montane e le piccole isole). Dato significativo, pensando al fatto che circa il 15% delle scuole italiane non raggiungere questa cifra.
Tutte queste misure saranno deliberate entro il mese di dicembre di quest’anno. Tagli o razionalizzazione degli sprechi? Spesso il confine è labile, e l’istruzione non appare il luogo migliore dove ragranellare del denaro.
Fonte: wikinotizie