Nelle meravigliose sale di Palazzo Te, del Museo Diocesano e del Palazzo Ducale, dal 14 marzo al 27 giugno, verrà esposta una selezione degli arazzi appartenuti ai Gonzaga e realizzati durante il Rinascimento. Trentaquattro opere stupefacenti, di notevoli dimensioni, che sono state riscoperte e rintracciate in tutto il mondo dall’esperto belga Guy Delmarcel in anni di ricerche, vengono ora di nuovo riunite: rappresentano la quasi totalità dei pezzi superstiti della collezione.
Un viaggio emozionante tra la seta, i colori e i soggetti più disparati, che offrirà uno scorcio rappresentativo dell’arte dell’arazzo in Europa e non mancherà di incantare il visitatore.
“Si ritirorno tutti insieme in alcune camere tappezzate di finissimi et bellissimi drappi d’oro, d’argento et di seta di più colori, maestrevolmente contesti, ne i quali tanti diversi animali, alberi, frutti et fiori al vero conformi dentro vi si scorgeano, che’l gran Parasio et l’ingegnoso Fidia, l’uno in tela et l’altro in marmo a gran pena gli havrebbe potuti più alla maestra natura verisimili dimostrare.” Ecco come descrive la residenza episcopale del cardinale Ercole Gonzaga a Mantova un testimone delle nozze, avvenute nell’ottobre del 1549, tra Francesco III, figlio del duca Federico II, e Caterina d’Austria. Fin dall’antichità i tessuti preziosi sono stati la componente ornamentale mobile prediletta di re e nobili di tutta Europa e dalla metà del Trecento gli arazzi ne hanno rappresentato la parte primaria.
Quei tessuti di dimensioni gigantesche, veri e propri affreschi mobili, facili da trasportare da una residenza all’altra, da appendere e staccare, non si limitavano alla funzione di difendere dal freddo e dalle intemperie ma dovevano anche costituire uno sfondo variopinto e conforme ai desideri dei committenti e ne manifestavano la ricchezza e il prestigio.
La maggior parte degli arazzi delle antiche collezioni era realizzata da artisti fiamminghi e proponeva scene campestri che offrivano durante le stagioni più rigide la possibilità di usufruire di una specie di “giardino d’inverno”. Ma ne esistevano anche altri con intessute storie complesse e considerate sia dei modelli, che dei suggerimenti autocelebrativi dei loro proprietari: per un cardinale venivano ad esempio commissionate storie di eroi biblici, come Davide o Saul o Mosé, o di personaggi cristiani dagli Atti degli apostoli, oppure per un uomo d’armi storie profane, come quelle di Enea o di Alessandro o le Fatiche di Ercole.
I signori di Mantova acquistarono degli arazzi fin dal Quattrocento, seguendo in questo l’esempio delle altre grandi famiglie italiane, come gli Estensi a Ferrara o i Farnese a Parma. Ma fu soprattutto nel Cinquecento che gli acquisti di arazzi conobbero un forte incremento per via dell’interesse nutrito verso questa particolare arte dai tre figli di Francesco II Gonzaga (1466-1519), quarto marchese di Mantova, e di Isabella d’Este (1474-1539): Federico II (1500-1540), primo duca e committente di Palazzo Te; Ercole (1505-1563), cardinale e legato pontificio al Concilio di Trento, e Ferrante (1507-1557), comandante in capo delle truppe imperiali, poi governatore di Milano e fondatore del ramo di Guastalla. Le loro collezioni, e in parte minore anche quelle dei loro successori, ebbero dimensioni imponenti.
Lo studio sistematico della collezione di arazzi gonzagheschi è cominciato nel 1977. I Musei Reali di Arte e Storia di Bruxelles acquisiscono un grande arazzo, che rappresenta un corteo trionfale all’antica recante l’iscrizione Fructus Belli. Guy Delmarcel, storico dell’arte e curatore del museo, ne ricostruisce la pertinenza alle collezioni di Ferrante Gonzaga e scopre poi il resto del ciclo in Inghilterra e in Francia.
La mostra presenta trentaquattro arazzi tra cui segnaliamo alcuni eccezionali capolavori: la famosa Annunciazione di Chicago (1470-71 circa), il più antico arazzo di gusto rinascimentale sopravvisuto, che rievoca la Camera degli Sposi di Andrea Mantegna a Palazzo Ducale, tessuto per Ludivico II e utilizzato come ornamento del pulpito della Cattedrale di Mantova; un arazzo del ciclo Millefiori, dal Palazzo Vescovile di Mantova, restaurato in occasione di questa esposizione; alcuni esemplari di serie differenti Giochi di Putti: un ciclo completo della Fondazione
Progetto Marzotto di Trissino, un arazzo conservato presso la Galleria Raffale Verolino di Modena accompagnato da un disegno preparatorio di Giulio Romano e bottega proveniente dagli Uffizi, e un esemplare oggi al Gulbenkian Museum di Lisbona; tre arazzi della celebre serie Fructus Belli, provenienti da Bruxelles e Ecouen; otto arazzi con la Vita di Mosé, di cui quattro provenienti dal Centre des Monuments Nationaux di Châteaudun in Francia, e quattro dal Museo del Duomo di Milano; il magnifico arazzo della Storia di Giasone, con le armi di Alfonso I Gonzaga di Novellara, datato 1554 e acquisito nel 2003 dal Comune di Novellara, tessuto a Firenze nella Arazzeria Medicea, fondata dai fiamminghi Rost e Karcher che testimonia come anche i rami cadetti delle famiglie nobiliari s’interessavano a questa arte di corte; una serie, quasi sconosciuta, di quattro arazzi del ciclo Cefalo e Procri restaurati per la mostra e provenienti dai Musei Vaticani e da Ecouen; Incontro di Enea e Didone dalle Civiche Raccolte del Castello Sforzesco e Venere appare ad Enea dal Patrimonio Nacional (Madrid); quattro splendidi esemplari dalla Vita di Alessandro Magno (1600 circa) da Monselice (Padova).
Gli arazzi dei Gonzaga nel Rinascimento.
Da Mantegna a Raffaello e Giulio Romano
MANTOVA, PALAZZO TE
dal 14 marzo al 27 giugno 2010
Sito: www.centropalazzote.it
Fonte: Studio Lucia Crespi