Il Giappone degli anni ’80 – quello che schiacciava il mondo sotto la potenza della propria economia – è molto diverso dal Giappone di oggi. A raccontarcelo, sotto forma di diario, è Angela Terzani Staude, (vedova del grande inviato Tiziano Terzani) che in quel paese ha vissuto per diversi anni. La società giapponese, messa a nudo dall’occhio indiscreto di quest’abile narratrice, appare molto diversa da come si potrebbe pensare.
Il mito dei giapponesi popolo spirituale (capace di celare col silenzio il segreto di una perfezione che gli occidentali non comprendono) è messo in discussione dall’osservazione quotidiana degli abitanti di Tokyo. La Terzani Staude avanza il dubbio che, in realtà, dietro questa “perfezione” non ci sia altro che un esercizio di ripetizione privo di contenuti, un vuoto insomma, inculcato ad arte per formare l’individuo preferibile (un lavoratore che, qualunque sia la sua mansione, dai tutto se stesso senza fare e farsi domande) evidente soprattutto nella quotidianità dei giapponesi.
La famiglia giapponese sotto la lente della Terzani Staude appare più come incubatore di frustrazioni, ipocrisie e sofferenze che non come un modello equilibrato e sereno. La felicità è un sentimento che, ai piedi del monte Fuji, sembra cedere il passo a una malinconia perpetua nata dalla convinzione che tutto sia fugace e passeggero. Negli anni raccontati dalla Terzani assistiamo alla morte dell’imperatore Hirohito (l’uomo che aveva guidato il paese alla guerra contro gli Stati Uniti), a scandali politici ed economici di ogni genere (uno su tutti il famoso scandalo Recruit), al nascere di quei pregiudizi (che scopriamo non essere così “campati per aria”) sui giapponesi che ancora oggi condizionano il nostro rapporto con questo popolo.
Alla fine del libro il Giappone ne esce come una potenza economica fuori controllo, destinata a esaurirsi da sola (e la storia proverà che la Terzani Staude aveva ragione).Una nazione che sembra guidata da un potere occulto, immune a qualsiasi legge che si serve dei cittadini come forza lavoro e, per tenerli buoni, fa loro il lavaggio del cervello, rincretinendoli con passatempi sempre più sciocchi e sempre meno intellettualmente impegnativi. Il sesso, in questo scenario, fa parte delle distrazioni che spettano ai forzati del lavoro continuo, ma è sempre clandestino e segreto fino a un certo punto (le mogli, nella maggior parte dei casi, sanno tutto e tollerano per “non perdere la faccia”). Perché è così importante per gli italiani leggere oggi questo libro?
Perché, osservando quel mondo lontano che ormai non esiste più, possono capire meglio quello in cui vivono oggi. Cosa ritroviamo dell’Italia di oggi nel Giappone tormentato di quegli anni? Alla fine il Bel Paese è diventati una replica “all’amatriciana” di un modello di società lanciato verso l’autodistruzione (nel caso de Giappone per il troppo lavoro, in quello dell’Italia per la troppa “furbizia”)?
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Giorni Giapponesi, di Angela Terzani Staude Tea, 326 pagine
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