G8, ovvero, secondo la definizione rintracciabile in ogni dizionario o articolo di economia, il forum costituito dai 7 paesi più influenti del mondo, più la Russia. Più correttamente quindi si potrebbe parlare di G7+1. I paesi rappresentati sono, nell’ordine di rilevanza economica: gli USA, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l’Italia e il Canada. Durante i summit, i rappresentanti dei paesi membri discutono di importanti questioni di politica internazionale, per definire i futuri assetti ed equilibri politico-economici del mondo. I primi sette paesi del gruppo sono in effetti i più ricchi, secondo la classifica del PIL, il prodotto interno lordo, mentre la Russia è undicesima. Un istituzione nata negli anni ’70, che oggi appare obsoleta e oligarghica. Nei paesi del G8 vive all’incirca il 14 % della popolazione mondiale, ma vi hanno origine quasi i due terzi del prodotto interno lordo planetario (World Development Report 2006 e 2007 della Banca Mondiale); 7 degli 8 paesi membri sono ai primi dieci posti per PIL nominale. Nel 1973, 1975 e 1976 erano G5, G6 e G7 le rispettivamente cinque, sei e sette, maggiori economie del mondo, misurate secondo PIL. Il problema é che, nel corso degli anni, gli equilibri mondiali sono cambiati: la Cina, per esempio, che non è rappresentata, ha superato oggi l’economia del Canada, dell’Italia, della Francia, del Regno Unito e della Germania, mentre Spagna e Brasile hanno economie più grandi della Russia. Non sarebbe il caso di ripensare la struttura di questo summit? Per esempio invitando la Cina, con il quale bisogna ormai fare inevitabilmente i conti. E considerando per esempio l’Unione Europea come un unica entità economica. Cosa che tra l’altro eviterebbe all’Italia figuracce di fronte al prossimo eventuale superamento della sua economia da parte di quella spagnola, che a questo punto chiederebbe il turnover.
L’idea di un forum tra le maggiori democrazie industriali emerse già nel 1973, in risposta alla recessione globale causata dalla crisi petrolifera di quell’anno. Nel 1974 gli Stati Uniti crearono il Library Group, che riuniva le leadership finanziarie delle cinque principali nazioni industrializzate – Germania, Gran Bretagna, Francia, Giappone e appunto gli USA. La prima riunione “ufficiale” del Gruppo si ebbe però nel novembre 1975, in Francia, a Rambouillet, per iniziativa dell’allora presidente Valéry Giscard d’Estaing, che convocò un vertice a cui partecipò anche l’Italia. Scopo dell’incontro era decidere come affrontare la crisi petrolifera. Si affermò in quell’occasione l’idea di organizzare ogni anno un incontro tra le maggiori potenze industriali per coordinare le strategie politiche ed economiche.
All’incontro dell’anno successivo, alle sei potenze si aggiunse anche il Canada; dal 1977 partecipò anche la CEE. Il gruppo così costituito prese il nome di G7. Ad alcuni summit parteciparono anche delegati di altri paesi: nel 1985 i leader di 15 paesi in via di sviluppo, nel 1991 l’URSS.
Nel 1994 venne costituito il P8 (P sta per Politici), formato dalle potenze costituenti il G7 con l’aggiunta della Russia. Le riunioni di questo nuovo gruppo avrebbero dovuto svolgersi alla conclusione dei vertici del G8. Ma nel 1997 la Russia partecipò anche alla riunione del G7, e così nell’anno successivo divenne G8.
• G6 : gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l’Italia
• G7 : gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l’Italia, il Canada
• G8 : gli Stati Uniti, il Giappone, la Germania, il Regno Unito, la Francia, l’Italia, il Canada, la Russia
Nota: l’Unione Europea prende parte ai summit in quanto tale.
Critiche al G8 (da www.actionaid.it)
Il G8 non è un’organizzazione internazionale, non esistendo alcun trattato istitutivo che ne disciplini la struttura, le modalità di riunione, i fini e gli scopi da esso perseguiti e le procedure attraverso le quali adottare le risoluzioni finali. Le intese raggiunte nel corso dei Vertici non sono vincolanti ma svolgono una rilevante funzione di impulso alle attività istituzionali effettuate dalle diverse organizzazioni internazionali, dando loro un importante indirizzo politico ed economico.
Si possono sollevare molte critiche alla legittimità del G8: il fatto che siano i Capi di stato e di governo a riunirsi invece che le forze parlamentari elette democraticamente dai cittadini pone una questione di non poco conto. In secondo luogo riserve vengono espresse rispetto alla rappresentatività di questo gruppo in termini di peso economico e politico globale: gli sviluppi più recenti di paesi come la Cina, l’India, il Brasile, il Sudafrica e il Messico sollevano un’ampia questione sulla partecipazione e la governance di questo forum. Perplessità vengono avanzate rispetto alla scarsa trasparenza delle negoziazioni e alle modalità, talvolta discutibili, con cui le decisioni trovano implementazione. Infine molti soggetti intravedono delle contraddizioni profonde tra le stesse decisioni del G8 che da un lato sembrano volersi occupare di temi e problemi di carattere globale alla ricerca di soluzioni comuni e dall’altro spesso propongono soluzioni e azioni che più rispondono a interessi particolari. Nonostante tutti questi elementi negativi è indubbio che il summit dei G8 abbia avuto e abbia tuttora un ruolo di leadership indiscussa su alcune tematiche e che l’impatto di alcune indicazioni politiche che esso fornisce sia anche maggiore di altri consessi internazionali più legittimi, democratici e trasparenti.
Fonti: wikipedia – actionaid.it